“Nell’ultimo anno i vini venduti a marca privata hanno registrato un incremento del 6%, attestandosi oggi su di una quota pari all’8,3% in valore. Si tratta di un trend che abbiamo il dovere di osservare e studiare da vicino, ma che non ci vede affatto entusiasti, poiché la marca privata toglie valore a quella dei singoli produttori, che corrono in tal modo il rischio di diventare semplici riempitori di bottiglie”.
Lo ha dichiarato Adriano Orsi, presidente del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative, nel suo intervento all’Assemblea delle 400 cantine aderenti che si è riunita oggi presso la cantina Viticoltori Friulani La Delizia. “La crescita del marchio privato – ha proseguito Orsi – anche nel nostro settore, in linea con quanto avviene per tutti i principali prodotti del largo consumo, è un fenomeno che merita grande attenzione. È fin troppo evidente, tuttavia, come nel vino a marchio privato, che nella maggior parte dei casi coincide con il marchio del distributore, la parte commerciale viene in qualche modo ad espropriare quella che è la funzione classica dei produttori”.
“Pur riconoscendo che la vendita del vino a marchio privato possa costituire un valido sbocco commerciale per le aziende vinicole – ha concluso Orsi – la nostra strategia resta ancorata al principio che il produttore, il suo rapporto con il territorio e con i soci conferenti, siano dei valori che vanno difesi. di una cantina va in altre parole preservata, e non considerata come un elemento secondario”.
I trend di crescita della private label sono stati illustrati da Virgilio Romano, consulente di Symphony IRI Group. La quota del marchio commerciale nel nostro paese è pari all’8,1% del vino venduto in Italia (dati a consuntivo 2011), dato che si assesta all’8,9% (ultimo dato progressivo 2012, relativo a giugno). “Se l’Europa è un valido benchmark – ha dichiarato Romano – il futuro della Private Label nella categoria vino sarà quello di crescere. La quota a volume in Italia è circa la metà di quella europea (14,4% contro 29%) e a valore è circa 1/3 (8,1% rispetto al 22,6% dell’Europa)”.
La marca privata in Italia
Lo sviluppo della marca privata (+42% in soli 7 anni)
La marca privata ha aumentato la propria quota di mercato passando negli ultimi 7 anni dal 12,6% al 17,9% delle vendite complessive in GDO. A trainare questa crescita hanno inciso maggiormente i prodotti appartenenti alla categoria del freddo (che rappresentano il 26,4% del paniere), i prodotti freschi (22,4%) e la drogheria alimentare (15,6%). Crescono anche i prodotti della categoria bevande la cui quota di mercato è salita dal 7,8% del 2009 ad una quota del 8,7% riferita ai primi otto mesi del 2012.
Private label: trend gennaio-agosto 2012 (+6% in valore)
Nei primi 8 mesi del 2012, le marche private hanno fatto registrare incrementi nelle vendite in tutti i settori, fatta eccezione per quello dell’ortofrutta. A fronte di un incremento complessivo delle vendite nell’ordine del +1,7%, le vendite in valore dei prodotti a marca privata hanno segnato un +6%, rispetto all’incremento molto più contenuto dei prodotti a marca industriale (+0,7%). Il loro posizionamento cresce in tutte le fasce di prezzo (dal primo prezzo ai prodotti mainstream ai prodotti premium).
I vini nella GDO: 600 milioni di bottiglie vendute
Relativamente al prodotto Vino, la GDO si conferma uno dei canali privilegiati per le vendite in Italia, con un giro di affari di 1,5 miliardi di euro, pari a circa 597 milioni di bottiglie e 568 milioni di litri venduti nell’ultimo anno, ad un prezzo medio di 2,63 euro/litro, in crescita del +3,5% rispetto all’anno precedente (confronto agosto 2012/agosto 2011).
I vini a marca privata, trend 2012/2011: +6%
Dalle ultime rilevazioni disponibili (agosto 2012), i vini a marca privata hanno raggiunto una quota pari all’8,3% delle vendite di vino in valore, con una crescita del +6% rispetto al 2011 (7,8%).
Elaborazioni Fedagri-Confcooperative su dati Symphony Iri Group
Le migliori performance di vendita dei vini a marca privata si registrano in particolare nei segmenti dei vini comuni (19,7%) e dei vini IGP (5%).
La quota della marca privata nelle vendite del vino è in ogni caso inferiore sia alla media delle bevande (8,7%) che dei prodotti di Largo Consumo confezionato (LCC), che oggi rappresenta il 17,9% sul totale vendite a valore.
Le private label in Europa
La quota della private label nel largo consumo confezionato
I prodotti di Largo Consumo Confezionato (LCC) rappresentano in Europa (Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna i 5 Paesi presi in considerazione) circa 400 miliardi di euro, di cui il 32% venduti a marca commerciale contro il 68% a marca industriale.
La quota della private label nel vino è pari al 22,6% in valore
La categoria vino vale complessivamente 15 miliardi di euro di fatturato, per un totale di oltre 40 milioni di ettolitri venduti. Di questo universo, i vini a marca privata rappresentano il 21,6% in valore (con un incremento del +3,6% rispetto al 2011) e il 29% in volume (12 milioni di ettolitri).
La private label: confronto Italia / Europa
In volumi, il vino a marca commerciale rappresenta in Europa circa il 29% delle vendite del vino nel canale off trade, il doppio della quota attualmente raggiunta in Italia (14,4%, dati a consuntivo 2011). In Europa sono la Francia (31% in valore) e la Spagna (39,2% in volumi) ad avere le quote di mercato più alte (i dati sono aggiornati a giugno 2012).
Elaborazioni Fedagri-Confcooperative su dati Symphony Iri Group