Di Fabiano Guatteri
“Sicuramente il vino è sia un alimento, sia un compendio del cibo. In tema di Expo siamo stati testimoni di bellissime degustazioni al Padiglione del vino. Per quello che riguarda i vini siciliani, questi sono veramente legati al territorio, ma sono soprattutto vini che brillano per eleganza e pulizia. Il vino oggi ha una grande valenza nell’accompagnarsi al cibo. Per cui non è più solo un vino da meditazione, qualcosa da assaggiare in modo avulso dal cibo, ma cibo e vino oggi come non mai sono insieme. Questo è un grande valore per il made in Italy dove non c’è dubbio che il food sia apprezzato in tutto il mondo e così anche il vino. Oggi, nell’accezione più moderna, il vino accompagna al cibo e non lo sovrasta mai. Questa caratteristica dei nostri vini è un fatto incontrovertibile, ma in generale devo dire che i due elementi camminano veramente insieme”. Inizia così la nostra chiacchierata con Gaetana Jacono, titolare dell’Azienda Agricola Valle dell’Acate nel Ragusano.
Qual è il rapporto della vostra azienda con la gastronomia?
Noi abbiamo un’azienda biologica, con una grande attenzione alla sostenibilità. Personalmente sono stata anche WE-Women for Expo (un progetto di Expo Milano 2015 in collaborazione anche con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ndr) e quindi direttamente interessata ai temi della nutrizione, dello spreco, per cui devo dire che la mia azienda in toto ha una valenza di sostenibilità, di attenzione all’ambiente, è attenta alla natura. Nello specifico i miei vini hanno un legame con il territorio molto forte. Ciascun vino proviene da una terra diversa che noi abbiamo identificato in azienda, sette terre per sette vini. Sono referenze che brillano per pulizia e per eleganza; quindi sono vini che si accompagnano a questo nuovo modo di alimentarsi, molto attento alla salute e alle materie prime utilizzate.
Un nostro vino è stato abbinato a un piatto del menu che Carlo Cracco ha realizzato a Identità Expo, il Frappato Villa dell’Acate. Il Frappato è una recente scoperta, anche se è un vino antichissimo, che si produce solo nel Ragusano, nel territorio di Vittoria per l’esattezza. Ma è un vino che ha bisogno di scommettitori, Cracco è uno di questi, e l’ha voluto abbinare al suo Petto di piccione al caffè.
E’ un vino leggero che ha una grande energia; gli americani lo chiamano smiling wine, perché fa sorridere. Ha grandi profumi di viola, di marasca, di lampone. Non è un vino di lungo invecchiamento, ma riporta i profumi di Sicilia e quindi sono felicissima della scelta di Cracco e che si siano ritrovati questi due elementi ossia il piatto e il vino. Mi rende orgogliosa che il Frappato, che è il fratello minore del Cerasuolo di Vittoria, l’unica DOCG siciliana, si imponga con forza per la sua freschezza, per l’energia e per la piacevolezza.
Sfruttate l’abbinamento cibo/vino nella vostra comunicazione/promozione?
Assolutamente sì. Per me il vino non può prescindere dal cibo. Personalmente sono un’amante della buona cucina, cucino con grande piacere quindi per me è importantissimo che il cibo e il vino stiano insieme. Ritengo che sia un passo fondamentale non solo per la mia azienda, ma in generale per la promozione dell’Italia del food e dell’wine.
Avete mai pensato di abbinare correttamente i vostri vini con le cucine dei Paesi in cui la vostra azienda esporta?
Stiamo lavorando proprio su questo progetto perché dopo vent’anni di girovagare per il mondo, testimonieremo i piatti di cucina internazionale in abbinamento con i nostri vini. Ho sempre creduto ai matrimoni internazionali, e ho sempre creduto che dall’unione di paesi lontani si possano veramente fare grandi cose. Non dico di più perché il nostro progetto sarà una lieta sorpresa.
Il tema di Expo è stato anche la sostenibilità. Qual è il vostro impegno aziendale in questo contesto?
Noi abbiamo aderito al progetto V.I.V.A. ( progetto del Ministero dell’Ambiente per la sostenibilità nel settore vitivinicolo n.d.r.), che è un progetto di sostenibilità, quindi prestiamo molta attenzione all’acqua che utilizziamo, all’emissione di anidride carbonica. Operiamo secondo un protocollo per cui lavoriamo per migliorare la sostenibilità e quindi per preservare l’ambiente circostante. Inoltre, a mio avviso, la sostenibilità passa anche attraverso la conservazione e la ristrutturazione di vecchi edifici. Noi, per esempio, abbiamo perfettamente ristrutturato una cantina e un palmento di nostra proprietà. Ritengo di essere stata molto fortunata di vivere in un territorio integro e vorrei che le prossime generazioni ne potessero beneficiare. In altre parole dobbiamo consegnare alle generazioni che verranno un pianeta come l’abbiamo visto, un pianeta migliore o che sia stato salvaguardato da noi.
Partecipate a progetti specifici?
Noi lavoriamo sul progetto V.I.V.A., siamo biologici e continuiamo a lavorare su questa via. Devo dire anche che come ambasciatrice We Women for Expo posso veramente confermare che noi di We siamo riuscite a creare una grande rete di sostenibilità. Il nostro lavoro di ambasciatrici teoricamente è finito con Expo però, di fatto, continuerà perché quello che ci ha insegnato questo Expo è che le donne sanno fare rete e che si può parlare di nutrizione, si può parlare di antispreco e che questi temi sono cari a moltissimi. Su questa linea noi dobbiamo continuare. Io mi sento parte di questo progetto che non è solo della mia azienda, ma che mi riguarda personalmente.