Un vino speciale per continuare a sostenere un progetto che viene dal cuore: da pochi giorni è disponibile nei migliori ristoranti ed enoteche d’Italia e all’estero (America, Germania, Asia) il nuovo Gorgona, vino bianco a base di Vermentino e Ansonica firmato Frescobaldi, realizzato in collaborazione con i detenuti dell’ultima casa di reclusione rimasta in Italia, a 20 miglia dalla costa di Livorno.
Gorgona oggi è l’unica isola-penitenziario rimasta in Italia e rappresenta un esempio felice di sistema carcerario: qui i detenuti trascorrono gli ultimi anni del loro periodo detentivo, lavorando e vivendo a contatto con la natura, cercando un’opportunità per reinserirsi nella realtà lavorativa e nella comunità sociale.
E’ in questo ambito che Frescobaldi ha ideato, in collaborazione con la Direzione della colonia penale, un progetto il cui obiettivo è permettere ai detenuti dell’isola di fare un’esperienza concreta e attiva nel campo della viticoltura. A febbraio 2015 i detenuti, coordinati dagli enologi di Frescobaldi, hanno impiantato un altro ettaro di vermentino sull’isola: obiettivo, coinvolgere nel lavoro in vigna più detenuti e ottenere (tra 4 anni) un vino di qualità migliore.
Da pochi giorni è stata presentata la vendemmia di Gorgona 2015. L’etichetta è dedicata alle potenzialità agricole dell’isola, descritte già alla fine dell’ottocento dal primo direttore del carcere Angelo Biagio Biamonti. L’annata verrà ricordata come una delle migliori con temperature di poco al di sopra delle medie annuali ma complessivamente mitigate da venti costanti, queste condizioni hanno favorito la produzione di un vino di alta qualità.
Le bottiglie di Gorgona 2015 si potranno acquistare a partire da 80 euro solo in alcune selezionate enoteche e ristoranti d’Italia. Dove trovarle? Da In Vino Veritas (Lecco), all’ Enoteca Alessi (Firenze), all’Enoteca Trimani (Roma), all’ Enoteca Ronchi (Milano).
“Questo progetto mi rende sempre più orgoglioso- commenta Lamberto Frescobaldi – questa è stata un’ottima annata grazie al clima mite.» « Abbiamo anche potuto contare sull’ampliamento della superficie coltivabile passando da 1 a 2 ettari e coinvolgendo nel progetto un numero maggiore di detenuti» conclude il Presidente.