Analizzando i dati di vendita nel segmento off-trade britannico emerge un generale peggioramento delle vendite dei vini fermi con prezzo sotto le 5 sterline a bottiglia, scese su base annua del 10%. Il range da 3 a 5 sterline è oggi quello che concentra il grosso degli acquisti, ma all’interno di questa fascia si rilevano riduzioni del 12% per le etichette fino a 4 sterline e del 5% per i vini sopra questa soglia. Di contro, crescono le vendite per i vini di fascia più alta. I dati dicono che le bottiglie da oltre 5 sterline fino a un massimo di 6 hanno fatto segnare un +17%. Ma sono andate bene anche le vendite per le etichette di prezzo superiore, con incrementi addirittura del 16% per quelle oltre le 10 sterline.
Un fenomeno correlato in buona parte al costante incremento delle accise sul vino: l’ultimo aumento è del 25 marzo scorso, e ha portato l’imposta a 2 sterline a bottiglia nette, abbassando di un penny quelle della birra. Questo sta comportando l’innalzamento graduale dei prezzi medi di vendita al pubblico, “svuotando” le fasce più cheap e facendo scalare progressivamente le altre. Anche nel fatturato le evidenze segnalano una dicotomia tra i vini sotto le 5 sterline a bottiglia, in terreno negativo, e quelli oltre questa soglia di prezzo, che hanno invece beneficiato di un generale aumento del giro d’affari.
Nel grafico riportiamo il trend di spostamento graduale degli acquisti: nel 2007 il grosso delle vendite (21% + 43%) era concentrato nelle fasce fino a 4 sterline. Cinque anni dopo la quota si è ridotta al 26%, con la fascia sotto le 3 sterline in conclamata via d’estinzione. A prendere il posto di questi primi due scaglioni sono state le due fasce immediatamente sopra, quella tra 4 e 5 sterline (dal 22% del 2007 al 38% del 2012) e quella tra 5 e 6 (dal 9% al 20%), per un totale cumulato del 58%.
In un mercato stagnante qual è quello britannico, in sostanza, i consumatori stanno bevendo lo stesso vino, pagandolo sostanzialmente di più.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Nielsen