Lo scorso anno, nel mese di aprile, il premier turco Tayyip Erdogan aveva invitato pubblicamente i suoi concittadini a non bere alcolici, ma a dissetarsi con l’ayran, bevanda tradizionale turca a base di yogurt da lui definita bevanda nazionale. Poco più tardi tra maggio e giugno è entrata in vigore in Turchia una normativa molto restrittiva sulla vendita e la pubblicità degli alcolici, denominata da molti “legge anti-alcol”. In particolare tra le regole vi è l’impossibilità di vendere alcolici al dettaglio tra le ore 22 e le 6, il divieto per produttori e distributori di pubblicizzare i loro prodotti e sponsorizzare eventi sportivi e concerti; i commercianti inoltre non possono più esporre alcolici in vetrina o indicare sulla stessa che nell’esercizio sono vendute bevande alcoliche. La legge anti-alcol poi ha appesantito le accise su tali prodotti.
Tutto questo ha inciso sul settore vitivinicolo locale. A denunciarlo, tra gli altri, sono stati nei giorni scorsi due Master of Wine britannici, Sarah Abbott e Tim Atkin,
La Abbott ha esplicitamente collegato le restrizioni della legge anti-alcol alla perdita di competitività del vino turco nei mercati d’esportazione, dove la Turchia ora sente il crescente peso di altri produttori geograficamente vicini, quali la Georgia, la Moldova e Israele, Paesi oggi diretti concorrenti e che stanno prendendo spazio ad esempio sul mercato UK.
Tim Atkin ha visto una grande perdita di opportunità per il settore vino turco nella cancellazione del Masters of Wine Weekend che si sarebbe dovuto tenere a Istanbul.
FEB