Rabobank lo aveva già suggerito nel suo report al termine del secondo semestre 2012: le scorte sono le più basse del decennio (ne abbiamo parlato qui). Anche il nuovo report (relativo al terzo trimestre) conferma questa tendenza: l’industria del vino è ora vicina all’equilibrio.
Gli anni tra il 2004 e il 2010 sono stati caratterizzati da un eccesso nell’offerta, vuoi per gli abbondanti volumi dei raccolti che per il calo dei consumi in seguito alla crisi. Poi le cose sono cominciate a cambiare, complice la diminuzione della produzione e la maggior richiesta da parte dei consumatori statunitensi e dei mercati emergenti (Cina in testa) che hanno compensato il declino dei tradizionali mercati europei.
Lo spostamento verso l’equilibrio sta cambiando le dinamiche del settore vitivinicolo e comporterà necessari cambiamenti di strategia da parte dei produttori che dovranno necessariamente guardare con maggiore attenzione alle strategie di approvvigionamento e a uno sviluppo più sostenibile del brand.
Ci si aspetta, infatti, che gli effetti del calo dell’offerta non si faranno sentire in modo uniforme. I mercati che ora pagano a prezzi medi più bassi il vino sfuso saranno scavalcati da quelli che lo pagano di più. Europa occidentale e Russia e alcuni mercati emergenti (tranne la Cina) rischiano di vedere un calo delle importazioni di vino in cisterna e conseguentemente una diminuzione dei consumi; anche l’export dall’Europa calerà nel 2013.
Solo chi sarà in grado di formulare corrette strategie di approvvigionamento a lungo termine potrà districarsi in una situazione complicata che ora vede scarsa offerta e speculazioni crescenti ma che potrebbe cambiare nei prossimi anni, soprattutto perché il calo di produzione di quest’anno in Europa è dovuto alle condizioni atmosferiche mentre il potenziale produttivo è invariato. Se le prossime annate saranno climaticamente migliori tutto potrebbe infatti cambiare di nuovo.
FEB