Dal 2006 sugli scaffali dei negozi e sulle tavole dei ristoranti russi non sono più presenti né i vini né le acque minerali georgiane. Il blocco delle vendite di questi prodotti venne introdotto ufficialmente per motivi di salute, l’autorità sanitaria russa aveva infatti rilevato il non rispetto degli standard sanitari, ma dietro al divieto c’erano evidenti ragioni politiche legate alle difficili relazioni tra Russia e Georgia. Ora, in seguito alle elezioni in Georgia dello scorso ottobre, i rapporti tra i due Paesi dell’ex Unione Sovietica sono migliorati e la questione dei vini georgiani ritorna sui tavoli delle parti.
Secondo quanto dichiarato da Andrei Denisov, ministro degli esteri russo, vi è da entrambe le parti la volontà di riprendere le trattative in questo senso; cosa confermata anche dal ministro dell’agricoltura georgiano Davit Kirvalidz che parla di imminente avvio dei negoziati. Probabilmente si verrà a capo della cosa nei prossimi due o tre mesi.
Prima del blocco, quello russo era il mercato più importante per i produttori della Georgia contando per il 75% delle spedizioni. L’export di vino georgiano del 2005 era pari in valore a circa 80milioni di dollari mentre due anni più tardi, in seguito proprio all’embargo della Russia, scese a solo 29 milioni. Attualmente la Georgia esporta vino in 50 paesi ed è l’Ucraina, con importazioni pari a 22,5 milioni di dollari, il mercato più redditizio.
FEB