Jim O’Neill, economista ex CEO di Goldman Sachs, lo stesso che nel 2001 aveva coniato l’acronimo BRIC per identificare i mercati emergenti di Brasile, Russia, India e Cina, ha recentemente coniato la nuova sigla MINT, a identificare altri quattro Paesi: Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia. Le quattro nuove economie emergenti hanno in comune caratteristiche quali elevato tasso di crescita del numero di abitanti, un’alta percentuale di giovani, una notevole forza lavoro ed enormi prospettive di sviluppo.
Inoltre, tutti e quattro sono geograficamente collocati in posizioni strategiche, o perché vicini ad altri grandi mercati: il Messico agli Usa, l’Indonesia alla Cina e al Sud Est Asiatico; o perché posizionati in punti chiave del pianeta: la Turchia tra Europa e Asia, e la Nigeria nel centro del continente africano.
María Elena Graffigna, giornalista argentina del portale aradevino.com, ha analizzato le prospettive di consumo per questi paesi confermandone la crescente importanza per il mercato internazionale del vino, a partire dal fatto che, proprio la popolazione crescente e la consistente presenza di giovani, sono tra le principali caratteristiche comuni a quei mercati in cui i consumi di vino sono oggi in crescita.
Il Messico, sebbene il consumo pro capite è ancora molto basso (0,7 litri l’anno) e il vino non sia considerato bevanda di tutti i giorni, promette sviluppi notevoli; qui in termini di volume ha grande importanza il canale di vendita on-trade e sono sempre più popolari i prodotti di fascia Premium; per evidenti motivi culturali, i vini spagnoli sono i primi nelle vendite tra gli importati.
In Nigeria i consumi annui di vino sono vicini ai 310mila ettolitri (di questo mercato il Corriere Vinicolo ha parlato diverse volte, si veda ad esempio qui) e sono raddoppiati negli ultimi cinque anni, grazie soprattutto all’elevato numero di abitanti e alla classe media in crescita. Il procapite annuo è di circa 0,2 litri. Anche qui la Spagna è leader di mercato, specialmente grazie ai prodotti entry-level e al confezionato in tetra-brik.
L’Indonesia ha un pro capite trascurabile e consumi annui poco superiori a 30mila ettolitri ma, sebbene sia astemio per questioni religiose e culturali il 95% della popolazione e il mercato sia fortemente regolamentato dallo Stato, il vino è percepito come uno status simbol e giova del riconoscimento di bevanda “salutare”. I prodotti dolci e fruttati quelli più popolari. Il target su cui si può puntare per questo Paese è quello costituito dai consumatori appartenenti alla classe sociale medio-alta, oltre che sui turisti.
In Turchia, mercato anch’esso condizionato da motivi religiosi, la produzione di vino è in crescita; è oltretutto considerato tra i paesi islamici come uno dei più aperti al consumo di alcolici. Anche qui sono i giovani, attratti dai modelli occidentali, il target di riferimento.
FEB
Il governo Turco meno di un anno fa ha approvato una legge che vieta la pubblicità sugli alcolici in televisione, li oscura nei film, e ne vieta la vendita nei pressi di scuole, moschee, agli eventi sportivi, ai concerti e altro ancora. Non vedo come possa adesso essere un paese di prospettiva.