Intervenendo a una masterclass durante l’ultimo Decanter Fine Wine Encounter, appuntamento londinese organizzato dall’omonima testata britannica d’informazione vitivinicola, Jean-Baptiste Lecaillon, chef de cave e condirettore generale della Maison Louis Roederer, ha dichiarato che il futuro dello Champagne è nell’agricoltura biologica e biodinamica, perché, oltretutto, la coltivazione organica permette di esprimere meglio il senso del territorio.
Oggi gli ettari vitati certificati biologici sono nella regione dello Champagne circa l’1% (secondo i dati dell’unione dei coltivatori locale) mentre non vi sono dati ufficiali riguardo ai vigneti biodinamici; Louis Roederer è però probabilmente la maison con il maggior numero di ettari biodinamici della regione, si tratta infatti di 65 ettari sui 240 del vigneto aziendale.
Secondo Lecaillon le viti così coltivate sarebbero più forti e il risultato nel vino sarebbe un maggior gusto fruttato, una maggior freschezza e più profondità. Sebbene poi nei primi anni dopo la conversione si perdano tra il 20 e 30% dei rendimenti, dopo quattro o cinque anni questi tornano a crescere, per arrivare a un buon livello, anche se probabilmente non a quello di pre-conversione. Senza dare troppo peso agli aspetti “spirituali” dell’agricoltura biodinamica, l’enologo francese è convinto che, proprio dal punto di vista pratico, il metodo biodinamico sia soprattutto un modo migliore per fare il vino.
FEB