Così come si era chiuso il 2013, ovvero con bilanci non proprio straordinari, allo stesso modo si apre il 2014. Anzi, i primi tre mesi dell’anno per i vini di Bordeaux riservano più di un’amara sorpresa. Che si chiama Cina, ovviamente. Dove le performance, grazie all’austerity voluta dalla nuova presidenza, sono da Waterloo, sia a volume (-20%), che a valore, con una riduzione cumulata del 22%, a 45 milioni di euro. A cui si aggiunge il passivo registrato a Hong Kong, dove il segno meno passa il 10%.
Questo per quel che concerne le spedizioni dirette. Ma se si guarda la linea UK, le cose diventano ancora più drammatiche: la riduzione a valori è del 52%, con un prezzo tagliato del 37%. Il dato di Londra non è casuale, essendo la piazza di transito di molto del Bordeaux di alta categoria, Premier Cru e via dicendo: circa il 55-60% del totale prende questa rotta, per poi essere riesportato verso l’Asia. E se Pechino si ferma, si ferma anche Londra.
Tolto il triangolo d’oro Londra-HK-Pechino (che fa il 35% del totale export, mica noccioline), il resto non è che se la passi molto meglio: gli Usa, quarta destinazione a valore, fanno -9%, la Svizzera (altra piazza di riexport verso Hong Kong) -39%, poi -22% in Germania e -10% in Belgio. Totale, 389 milioni di euro, -24%.
Se la Cina non riparte, insomma, per i bordolesi sono davvero dolori.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane francesi