Pare una telenovela la decisione della distillazione di 4 milioni di ettolitri di vino in Spagna. Prima decisa con l’accordo di tutti, poi rientrata dopo le proteste (pare) di tutti. Dopo un incontro tra i responsabili agricoltura della Comunità della Castilla-La Mancha e il ministero nazionale delle Politiche agricole si è alla fine convenuto di sospendere ogni decisione fino a settembre, quando saranno più chiari i contorni delle giacenze effettive e si avrà il conto più o meno netto della nuova vendemmia, che già pare rientrata nei ranghi.
Nel frattempo, come sostenuto da gran parte della filiera castillana che si era opposta all’accordo del 9 luglio, è successo che i volumi di sfuso esportati sono cresciuti in maniera incoraggiante (a tutto giugno +25%, a 6 milioni di ettolitri), e questo non solo ha contribuito a togliere prodotto dalle cantine, ma il trend potrebbe essere inficiato se entrasse in vigore la misura, che come abbiamo scritto si applicherebbe in maniera orizzontale su tutti i produttori in “eccedenza”, non valutando se il prodotto in giacenza è già sotto contratto e in attesa di ritiro.
Intanto, c’è da registrare da una parte la richiesta avanzata da alcuni parlamentari castigliani di attivare una distillazione di crisi finanziandola con il piano di sostegno nazionale, per un importo di 52 milioni di euro, di cui 24 dovrebbero essere riservati alla Castilla. Dall’altra l’inserimento della vendemmia verde nel Pns, misura contenitiva della produzione, usata per lo più in Italia tra 2009 e 2010 e mai in Spagna.