Il report di Rabobank per l’ultimo quarto del 2012 fa il punto sul mercato mondiale degli spumanti. I dati delle esportazioni da parte dei maggiori Paesi produttori di questa tipologia evidenziano una tendenza significativa: la crisi ha favorito i prodotti commercializzati a prezzo inferiore. Guardando la tabella del report “Cambiamenti nelle esportazioni di sparkling wine da parte dei maggiori produttori” si nota che le esportazioni di Champagne, tra gennaio e settembre 2012, sono calate, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 3% in volume, quelle degli spumanti italiani DOP sono invece cresciute del 13% (gli spumanti non DOP dell’1%) e quelle dei Cava spagnoli del 4%. In valore, grazie all’ormai leitmotiv dell’aumento dei prezzi, il trend delle esportazioni di tutti i vini spumanti europei è in crescita: Champagne + 5% (prezzo medio 22,70 euro/litro), spumanti italiani +14% (prezzo medio 3,60 euro/litro), spumanti italiani DOP +34% (prezzo medio 3,75 euro/litro), Cava spagnoli +13% (prezzo medio 2,68 euro/litro).
Vini come prosecco e spumante, fa notare Rabobank, hanno dunque trovato “una nuova vita” e persino alcuni produttori della regione dello Champagne, quelli di profilo “relativamente più basso”, per assecondare questa tendenza hanno colto l’opportunità di fornire vino a distributori europei che l’hanno poi commercializzato con il loro private label, ad un prezzo inferiore del consueto. Ciò non è stato invece possibile per i marchi più illustri che, su questo sentiero hanno avuto “paura di camminare”, per evidenti motivi d’immagine.
In Gran Bretagna il consumo di spumanti è cresciuto nel corso del 2012, arrivando vicino al record storico dell’inizio del 2008; negli Stati Uniti il 2011 aveva visto segnare una ripresa dell’importazioni dalla Francia, ma nel 2012 vi è stato un nuovo rallentamento. La crescita dei volumi è qui, da qualche tempo, opera degli italiani e, in misura minore, degli spagnoli. In questo mercato, inoltre, le importazioni di spumante dall’Europa si stanno spalmando in modo abbastanza regolare nell’anno, ciò indica che si sta diffondendo un consumo quotidiano per questa tipologia, prima maggiormente legato ai momenti di festa.
Tuttavia, nota Rabobank, non ci sono solo cattive notizie per i produttori di Champagne. Come già evidenziato nei mesi scorsi da un altro report, esistono dei mercati emergenti “delle gemme nascoste” (ne abbiamo parlato qui) dove i produttori possono trovare concrete alternative ai cali di consumi dell’EU. Ci sono Russia, Brasile, Messico, Nigeria dove la classe media è in crescita e dove i giovani sono sempre più attratti dai vini europei, anche di lusso. Vi sono poi altri mercati che presentano crescenti possibilità di business: il Giappone ad esempio, ovvero il Canada e l’Australia dove il consumo di spumanti ha recentemente avuto impulso positivo dal basso valore dell’euro.
FEB