Dopo Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Alto Adige e Trentino, ci occupiamo del vigneto emiliano-romagnolo.
Il Trebbiano romagnolo è il vitigno più diffuso in assoluto , con oltre 15.500 ettari, ovvero il 28% del totale vitato. Seguono il Sangiovese, con 8.550 ettari, il Lambrusco salamino, con 4.640 ettari, e l’Ancellotta, con 4.080 ettari. Ma quote rilevanti della superficie se le attribuiscono anche Lambrusco Grasparossa, Barbera, Croatina, Pignoletto, Lambrusco di Sorbara, Albana e Merlot. È evidente che aggregando i dati per famiglie di vitigni la graduatoria cambia, perché i Lambruschi insieme, assommando oltre 10 mila ettari, finirebbero per porsi in seconda posizione, con un’incidenza del 18% sul vigneto regionale.
Anche in Emilia-Romagna la composizione delle superfici vitate è cambiata. A confronto con il 2000, la leadership del Trebbiano romagnolo ha accusato un chiaro ridimensionamento: all’epoca ne erano stati censiti 3.700 ettari in più, per un totale di oltre 19.200 ettari, che rappresentavano quasi un terzo (il 32%) del totale vitato regionale. Invece per la famiglia dei Lambruschi la superficie complessiva sarebbe sostanzialmente confermata, anche se a fronte di un’espansione dei Lambruschi Salamino e Grasparossa e di un arretramento del Lambrusco Marani e, in parte, di quello Maestri.
* L’uva di altro colore include Pinot grigio e le varietà rosate, secondo la classificazione del Registro nazionale delle varietà di vite
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Censimento Istat. Sui numeri in distribuzione al Simei, un’ampia rassegna delle varietà coltivate in tutte le regioni d’Italia, con il dettaglio provinciale e la segmentazione Dop-comuni e per colore