Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha votato oggi per il mantenimento dei diritti d’impianto fino al 2030, così come richiesto dalla sua Commissione Agricoltura un mese fa (vedi l’intervista al presidente Paolo De Castro all’indomani del voto). E’, il voto in plenaria, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, un voto che Consiglio e Commissione non possono ignorare, in quanto l’assemblea ha potere non più e non solo consultivo.
Il problema ora è come e se si adeguerà la Commissione, che nei giorni scorsi ha presentato alla presidenza di turno irlandese un pacchetto di proposte legislative che vanno nel segno esattamente contrario, ovvero – e ancora, in linea con quanto uscito dal Gruppo d’alto livello, un sistema di autorizzazioni concesse gratuitamente ai produttori che ne fanno richiesta e non trasferibili, quindi prive di valore patrimoniale. Il sistema, secondo lo schema presentato, dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2016 e durare sei anni.
La validità delle autorizzazioni concesse è di tre anni, con previsione di una penalità per i produttori che non le utilizzano entro detto termine. I diritti oggi in portafoglio si trasformerebbero automaticamente in autorizzazioni, anch’esse della durata di tre anni (qui tra l’altro non è chiaro se il loro mancato utilizzo sarebbe soggetto a penale).
Il sistema delle autorizzazioni si porta dietro una sorta di plafond di aumento della superficie vitata dei vari Stati membri, ipotizzata all’1% dell’area a vite al 31 luglio dell’anno precedente (dunque con esclusione di quel potenziale che attualmente è in portafoglio). Gli Stati membri potrebbero ridurre tale percentuale (o limitarla a determinate aree), ma non arrivare a 0, e tale riduzione andrebbe debitamente giustificata.
Se le richieste di autorizzazione non eccedono la quota prefissata, vengono concesse a tutti i richiedenti. In caso la superino, le autorizzazioni verrebbero concesse per il 50% (o più) a tutti su base proporzionale, per a parte rimanente sulla base di criteri fissati dalla Commissione.
Da questo sistema sarebbero esclusi gli Stati membri che lo erano al 31/12(2007 (senza rivedere l’attuale entità della produzione), e quelli che hanno meno di 10.000 ettari impiantati a vite.