Il vino importato sembra stia cominciando a danneggiare in modo consistente la produzione cinese. È pur vero, come si è spesso detto, che la promozione della cultura del vino operata in questi ultimi anni da attori esteri, soprattutto francesi, porta buoni vantaggi anche ai viticoltori locali, essendo la Cina un Paese nel quale del vino si conosce ancora bene poco, ma, andando a guardare i dati sulle performance delle principali case vinicole cinesi, ci si accorge che il loro peso nei consumi va via via diminuendo. Dynasty Wines ha visto la sua prima perdita nel fatturato da 8 anni, i profitti di GreatWall del gigante COFCO sono diminuiti e anche Changyu ha interrotto la sua ascesa nei profitti, durata 11 anni.
I vini esteri diventano sempre più competitivi in termini di accessibilità e prezzo grazie alla diminuzione della tassazione da quando la Cina è entrata nel WTO.
In generale si può dire che cinque anni fa la torta dei consumi era così suddivisa: 90% vino locale, 10% vino importato, mentre oggi il vino importato ha guadagnato ben 20 punti percentuali lasciando al vino locale il “solo” 70% della torta.
Precisiamo che tutto questo accade in un contesto di crescita del mercato cinese del vino, crescita che tuttavia subisce oggi, usando le parole di Robert Beynat, manager di un Vinexpo, una “naturale slowdown”. Secondo un recente report di Vinexpo, infatti, se tra 2007 e 2011 il mercato è cresciuto del 142,1% la crescita prevista per il 2012-2016 è, “solamente”, del 39,6%.
FEB