Eletto il 6 luglio scorso a tredicesimo presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, Sergio Zingarelli avrà il suo bel da fare nei prossimi tre anni, visto la situazione delicata della denominazione e i grandi cambiamenti decisi dal cda poco prima della sua elezione. Ricordiamoli in breve questi cambiamenti: la nascita di una sorta di super-riserva (che aspetta ancora un nome) prodotta con sole uve di proprietà e immessa sui mercati non prima di 30 mesi dalla vendemmia; dichiarazione della riserva – quella normale per intenderci – già al momento della richiesta di idoneità; restyling del marchio del Gallo Nero e apposizione di esso alla base del collo della bottiglia; certificazione dello sfuso.
Non sono cambiamenti da poco ed è evidente che tendono tutti a cercare di togliere il Chianti Classico da una situazione non felice e che ha visto momenti di crollo del vino sfuso fino a livelli più bassi di quelli di guardia. Come da tradizione del Consorzio, Sergio Zingarelli non si sbottona più di tanto e glissa su argomenti spinosi, ma qualcosa in fondo ce l’ha detto e possiamo capire che all’inizio di un mandato si preferisca muoversi con i piedi di piombo.
Presidente, qual è l’attuale situazione del Chianti Classico?
La situazione per la verità è abbastanza complicata, ma nei primi sei mesi dell’anno abbiamo visto un 11% in più nella richiesta delle fascette. Quindi le vendite sono in ripresa, ma solo all’estero perché il mercato interno è in stallo. Gli stati che stanno maggiormente partecipando alla ripresa sono gli Stati Uniti e il Canada. Quest’ultimo per altro ha negli ultimi 9-10 anni triplicato gli acquisti di Chianti Classico. Insomma, la situazione non è felicissima ma neppure drammatica.
E le scorte come vanno?
Quelle purtroppo sono in aumento nonostante l’11% in più registrato dall’inizio dell’anno. Per la prossima vendemmia non accadrà niente di nuovo e spero sinceramente di non dover prendere decisioni neppure per quella del 2013, se nel corso di questo anno saremo capaci di lavorare bene.
La certificazione dello sfuso è certamente un passo importante. A che quotazioni siete adesso?
Un buon Chianti Classico sfuso non va sotto i 120 euro, e il range è tra i 120 e i 160. La decisione di certificare lo sfuso intende chiaramente stimolare tutti noi a produrre vini di maggiore qualità.
Per eliminare le scorte qualcuno ha pensato alla distillazione?
Assolutamente no.
Ma allora quali saranno le vostre mosse per scongiurare decisioni drastiche per la vendemmia 2013 tipo quella di due anni fa che ha abbattuto la produzione del 20%?
C’è molto da lavorare. Noi dobbiamo creare una maggior percezione della qualità del Chianti Classico nei consumatori. Per questo dobbiamo fare più squadra e parlare tutti la stessa lingua. Su questo si baserà la mia presidenza. Forse, quando ci presentiamo in Italia e all’estero, dovremmo cominciare anche a fare delle distinzioni tra vini biologici, biodinamici, tradizionali, innovativi e così via. Dobbiamo poi trovare un nome per la nuova super-riserva o selezione che dir si voglia, assolutamente entro la fine dell’anno. Dobbiamo infine imparare anche a essere più veloci nelle nostre decisioni.
Scusi, come si velocizza un Consorzio?
Creando delle commissioni di lavoro. Ne abbiamo già formate alcune e altre ne nasceranno. C’è una commissione per il merchandising, che è sempre più importante; una per le attività sul territorio e che segue anche le relazioni con gli altri enti che vi operano, come la Lega del Chianti; un’altra tiene i rapporti con la Fondazione. Ma ne nasceranno anche per il marketing, distinguendo quello territoriale – che sostanzialmente si interessa dell’anteprima di febbraio e della manifestazione “Classico è” – da quella extra territoriale.
Visto che ha citato l’anteprima, la Chianti Classico Collection, che ne dice dell’idea che gira ormai da tempo di fare un’unica grande vetrina delle Docg e delle grandi Doc toscane a Firenze?
Di questo dobbiamo parlare in Consiglio.
Come sono i rapporti con il Chianti?
Appena eletto ho ricevuto le felicitazioni del presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi, ma non possiamo negare di avere un problema di confusione tra le due denominazioni nel quale cascano anche gli operatori. Dobbiamo riflettere sulla questione Chianti e Chianti Classico, e chiarire la cosa farebbe bene anche ai produttori di Chianti. Mi piacerebbe collaborare con il Consorzio Chianti su questo.
A quando il restyling del marchio del Gallo Nero?
Anche questo è un nodo che dobbiamo sciogliere entro la fine dell’anno. Pensiamo a un marchio dal tratto più moderno per aumentarne l’impatto sui consumatori. Io sono convinto che il nostro gallo possa diventare come il coccodrillo della Lacoste. Deve servire ad aumentare la percezione di qualità sui mercati. Allo stato attuale il Chianti Classico non ottiene i riconoscimenti che merita.
Come il suo predecessore Marco Pallanti, anche lei ha una passione per l’arte. Non pensa di organizzare qualcosa per collegare il nome e il marchio del Chianti Classico anche a una manifestazione artistico-culturale?
Certamente sì. Anche per questo sarà bene iniziare a unire tutte le forze che insistono sul territorio, dal Consorzio alla Lega, dai Comuni alla Fondazione per creare un evento culturale forte. Bisogna unirsi e coordinarci, dobbiamo collaborare di più e meglio.
I primi impegni dopo l’estate?
Nome della selezione e restyling del marchio, oltre a tutto il resto, naturalmente.
Buon lavoro presidente.
Grazie. C’è tanto da fare ma io sono positivo.