Due ricercatori argentini, Raúl Andrés Cuello dell’Instituto Nacional de Tecnología Agropecuaria (INTA), e Iván Francisco Ciklic della Corporación Vitivinícola Argentina, stanno studiando la possibilità di ridurre la gradazione alcolica del vino, con lo scopo di venire incontro alla crescente domanda internazionale dei consumatori di vino poco alcolico. Ciò anche per favorire l’export del vino argentino.
La tecnica in esame utilizzerebbe lieviti geneticamente modificati.
Sebbene la riduzione dell’alcol posso essere attuata anche attraverso altre strade, quali pratiche di viticoltura alternative o con metodi fisici di dealcolizzazione, i due ricercatori ritengono che la strada dell’uso della microbiologia possa essere un’alternativa particolarmente interessante e di facile applicazione, oltre che di basso costo.
Si tratterebbe di costruire in laboratorio un lievito capace di diminuire la produzione di etanolo durante la fermentazione, preservando al contempo la qualità del vino; in particolare i due ricercatori stanno lavorando ad una serie di mutazioni del gene PDC2 del lievito Saccharomyces cerevisiae. Si tratta di uno degli organismi più importanti nelle bioteconologie ed è usato da molto tempo nella fermentazione del vino; è oltretutto uno dei liveviti più studiati e di cui si dispone, fin dal 1996, della sequenza completa dei suoi 6000 geni.
Esistono già dei positivi risultati di laboratorio visto che uno dei campioni su cui si sta lavorando ha prodotto meno etanolo rispetto agli altri: la differenza di etanolo prodotta registrata per questo ceppo è stata inferiore del 7% rispetto al normale, ciò rappresenterebbe un diminuzione di 1 grado alcolico in un vino con un potenziale alcolico del 15% vol.
FEB